Il Centro Studi e Formazione in Psicologia dello Sport sta promuovendo la ricerca Next Gen – Allenare la Generazione Z. Lo studio si propone di identificare le metodologie e gli strumenti utilizzati dagli allenatori e dalle allenatrici nella loro relazione con i giovani della generazione Z ai fini di individuare i punti di forza e le aree di miglioramento.
Cosa significa allenare?
La risposta più immediata è “trasmettere competenze tecniche e tattiche sport specifiche”.
Eppure, sappiamo che il suo ruolo non si esaurisce con tali mansioni. L’allenatore rappresenta uno dei punti di snodo tra l’atleta e il suo sport, è la figura attraverso la quale gli atleti acquisiscono, sviluppano e consolidano abilità e competenze.
Motivazione, appartenenza, passione sono risorse che un allenatore efficace può far crescere nei bambini e nei ragazzi con cui lavora. Competenza tecnica, esperienza, capacità di comunicazione sono i principali strumenti per raggiungere tali obiettivi.
E così, nella dinamica con l’associazione/società di riferimento, un allenatore può sviluppare il suo stile personale, adattarsi e modificarsi di fronte all’atleta e al gruppo che ha di fronte. Il suo compito è quello di ampliare le risorse di ogni atleta, di valorizzarne e ottimizzarne le potenzialità.
I grandi allenatori basano scelte e azioni in base alle caratteristiche ed esigenze dei propri atleti. Sebbene sia importante il concetto di personalizzazione della metodologia di lavoro, si possono ritrovare determinati tratti comuni in ogni generazione.
Ma cosa accade quando si parla di generazione Z? Quali sono le strategie più efficaci di comunicazione e relazione?
La Generazione Z è la prima nella storia ad essere cresciuta in un ambiente totalmente digitale, acquisendo di conseguenza eccellenti abilità tecnologiche. Allo stesso tempo, a causa della quantità di tempo che trascorrono con la tecnologia, si pensa che abbiano tempi di attenzione più brevi, bisogno di un feedback frequente e mancanza di indipendenza (Twenge, 2017).
Già questo è sufficiente per mettere in difficoltà il mondo adulto che nei vari contesti, con loro si interfaccia.
Seemiller e Grace (2016) hanno segnalato che gli studenti Gen Z sono responsabili, compassionevoli, realisti, di mentalità aperta e che accettano la diversità. Altri approfondimenti specialistici (Bignardi, Marta & Alfieri, 2018; Guarnaccia, 2019) evidenziano gli effetti dello loro essere mother tongue rispetto alla dimensione del multimediale: hanno competenze digitali eccellenti, alte aspettative di risultato, capacità di concentrazione per tempi brevi e a intervallo, necessità di feedback immediati, capacità comunicative povere soprattutto sul piano verbale e narrativo (Gould, Nalepa & Mignano, 2020).
La visione intergenerazionale tendenzialmente critica nei confronti dei giovani ha dato voce alle proprie perplessità, additando per lo più “ciò che manca” a questi ragazzi. È più complesso invece guardare alle risorse dei giovani e alle opportunità che un modo nuovo di vedere e di pensare il mondo può offrire ad una compagine di adulti, talvolta troppo rigida e svuotata delle proprie fonti di creatività e di problem solving di fronte alle complessità emergenti.
Quanto il Covid ha reso le cose ancora più difficili?

Nel 2020 in Italia è poi giunto il Covid-19, facendo saltare ogni parametro di riferimento, trasformando il mondo in qualcosa di sconosciuto: un evento imprevisto ed apparentemente impossibile, è semplicemente accaduto. La Generazione Z, come ognuno di noi, ha dovuto necessariamente partecipare a questo salto paradigmatico adattandosi, oppure no, ai cambiamenti richiesti (Guarnaccia, 2020).
Per qualcuno è stato come “un freezing spazio-temporale”, come una “bolla in sospensione” (Arborini & Biffi, 2021), ma il tempo non si è fermato e in quei mesi alcune tappe evolutive sono mancate. Di fronte a tali stressors ogni individuo e ogni sistema relazionale-sociale in cui esso era inserito ha dovuto bilanciare gli eventi accedendo alle proprie risorse, o cedendo di fronte alle proprie fragilità. Cosa è dunque accaduto ai giovani appartenenti alla generazione Z? In particolare, come si è trasformato il loro tempo libero e il loro modo di vivere l’attività sportiva? Che significato danno alle sfide con l’altro e con se stessi?
Quali sono le caratteristiche della Gen. Z?
Ad oggi, sono pochissime le ricerche che hanno indagato le caratteristiche dell’atleta Gen Z e come queste influenzano l’allenamento sportivo. L’articolo principale di riferimento è quello di Gould, Nalepa e Mignano (2020) in cui i ricercatori hanno intervistato 12 maestri di tennis indagando le loro percezioni nei confronti degli atleti Gen Z e le difficoltà riscontrate lavorando con essi.
I punti di forza emersi sono: ottima capacità di utilizzo dei dispositivi tecnologici, essere ben informati e buone capacità nell’apprendimento visivo.
Mentre tra le aree di miglioramento sono state riscontrate delle difficoltà nella gestione dei fallimenti e feedback negativi, tempi di attenzione ridotti, orientamento al risultato e predilezione per obiettivi a breve termine, difficoltà nella comunicazione interpersonale (per esempio mancanza di contatto visivo quando si parla con qualcuno) e infine, una scarsa gestione del tempo.

I punti di forza emersi sono: ottima capacità di utilizzo dei dispositivi tecnologici, essere ben informati e buone capacità nell’apprendimento visivo.
Mentre tra le aree di miglioramento sono state riscontrate delle difficoltà nella gestione dei fallimenti e feedback negativi, tempi di attenzione ridotti, orientamento al risultato e predilezione per obiettivi a breve termine, difficoltà nella comunicazione interpersonale (per esempio mancanza di contatto visivo quando si parla con qualcuno) e infine, una scarsa gestione del tempo.
Gli allenatori ritengono che gli atleti siano troppo dipendenti dalla loro rete di supporto e dalla struttura creata per loro dai genitori. La mancanza di autonomia è un aspetto che è stato evidenziato anche nell’indagine di Winter e colleghi (2021). In quest’ultimo articolo emerge come gli allenatori lamentino poco impegno e predisposizione alla fatica nei propri atleti, in particolari quelli di maggiore talento (Winter, O’Brien & Collins, 2021).
Molto va ancora compreso, tuttavia l’esperienza quotidiana fa percepire un cambiamento che probabilmente è frutto dell’insieme delle trasformazioni ed eventi citati e non solamente di uno di essi. Anche rispetto alle modalità desiderate dagli atleti rispetto al loro allenatore giungono richieste specifiche, ad esempio emerge che lo stile d’insegnamento preferito dai giovani calciatori della Gen Z (Parker et al. 2012) è caratterizzato dall’avere un coach:
1) che non urli e rimanga calmo,
2) che sia attento e incoraggiante (feedback positivi),
3) che conosca bene lo sport,
4) che coinvolga la squadra nell’analisi e nella presa di decisioni.
La Ricerca
Sulla base del quadro sopra delineato, abbiamo scelto di dare avvio ad un lavoro di approfondimento delle tematiche descritte in una chiave concreta e fruibile che vuole dare voce a chi allena tutti i giorni.
Il nostro progetto si interessa di identificare le metodologie e gli strumenti utilizzati dagli allenatori e dalle allenatrici nella loro relazione con i giovani della generazione Z ai fini di individuare i punti di forza e le aree di miglioramento. In particolare, l’obiettivo finale è quello di fornire, attraverso l’elaborazione di un piano formativo specifico, indicazioni utili a migliorare la loro relazione con i giovani ed essere un supporto adeguato e costruttivo nella loro crescita personale e sportiva.
Abbiamo scelto di somministrare al target di riferimento un questionario self-report online. Il questionario è rivolto agli allenatori di varie discipline sportive (di squadra e individuali), responsabili di atleti appartenenti alla generazione Z.
Nel questionario verrà indagata in particolare la percezione che gli allenatori e le allenatrici hanno dei propri atleti dal punto di vista mentale e le strategie che, come adulti, mettono in atto per raggiungere i propri obiettivi.
Lo studio si propone quindi come spazio di rilevazione e analisi di settore, volto all’elaborazione finale di un piano formativo che identifichi modalità, tempi e strumenti per potenziare le risorse degli allenatori e allenatrici che operano con la generazione Z.
Studio condotto da: Silvia Arborini, Marzio Chirico, Marta Gallazzi, Sara Gramegna.
Supervisor: Paolo Jesus Olivari