Quando lo Sport fallisce

Crisi Trusova - Master Psicologia Sport
Il sistema di allenamento dei talenti russi, in queste ore, è nell’occhio del ciclone per il Caso Valieva, ma non solo. L’accusa è di consumare le vite di ragazzine giovanissime per poi lasciarle cadere nell’oblio una volta ottenuto il risultato.

Lo Sport ha fallito quando una ragazzina di 17 anni vince una medaglia d’Argento alle sue prime Olimpiadi e la reazione è una crisi isterica.

“Odio tutti, odio il pattinaggio, non pattinerò mai più”.

Queste parole sono la conseguenza estrema data dall’esasperazione degli obiettivi di risultato. Non importa la prestazione, ma solo se vinco l’Oro.

Trusova, nel suo sfogo incontrollabile, se la prende con la Giuria, spostando ancora una volta il focus fuori da sé e dalla propria prestazione. La “colpa” non è sua, anche se a ben vedere partiva dalla quarta posizione e aveva trascurato la parte artistica, pur inserndo elementi tecnici di altissima caratura.

Con un focus totalmente orientato al risultato e in assenza di una dimensione fondamentale come la D9 – Esperienza Autotelica, entrare in Flow è praticamente impossibile. Il talento della pattinatrice Russa è stato esaltato fin da quando lei era molto piccola e più volte è stata annunciata come il fenomeno totale del pattinaggio, tra le prime in grado di eseguire quadrupli e tripli axel in scioltezza.

Il sistema di allenamento, ma sarebbe meglio dire di allevamento, dei talenti russi in queste ore è nell’occhio del ciclone (vedere anche il caso Valieva), accusato di consumare le vite di ragazzine giovanissime per poi lasciarle cadere nell’oblio, una volta raggiunta la pubertà, ormai troppo cresciute per eseguire certi elementi.

Quindi, pur in presenza di un’Argento Olimpico, dobbiamo parlare di fallimento della Cultura di Sport, della cancellazione dell’assunto fondamentale che mette il benessere fisico e mentale dell’atleta prima di tutto.

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