Ma se ciò che diceva questa persona è vero, allora chi allena non potrà mai invecchiare, perché avrà sempre l’occasione di imparare qualcosa dai propri atleti. Infatti, è proprio lavorando con i giovani che possiamo notare quanto sia diverso, e a tratti spaesante, essere adolescenti nel mondo di oggi, rispetto a solo 15 anni fa.
I ragazzi e le ragazze che oggi hanno tra gli 11 e i 25 anni, ovvero nati tra il 1996 e il 2010, sono considerati appartenenti alla cosiddetta “Generazione Z” che in ordine cronologico segue i “Baby Boomers” (1945 – 1965), la “Generazione X” (1965 – 1980) e i “Millennials” (1980 – 2000).
La grande differenza rispetto alle generazioni precedenti, è che i ragazzi della Gen Z possiedono notevoli competenze tecnologiche perché sono cresciuti in un mondo già digitalizzato, e per questo ci si riferisce a loro anche come “Nativi Digitali”.
Inoltre, se da un lato sono i giovani a più alta educazione scolastica della storia e con le maggiori competenze digitali, dall’altro la Gen Z sembra trascorrere più tempo nel mondo digitale a discapito della comunicazione faccia a faccia.
Non solo, proprio per l’uso massiccio della tecnologia nel corso dello sviluppo, i ragazzi della Gen Z sono abituati a ricevere feedback frequenti dai device e mantengono più faticosamente la concentrazione per tempi prolungati.
Perciò il gap generazionale esistente tra allenatore e atleti, pone un’importante sfida agli allenatori consapevoli dell’importanza della relazione interpersonale con gli atleti per comunicare in modo efficace le proprie conoscenze professionali.
La domanda centrale è: come stare al passo con i bisogni e le caratteristiche dei giovani atleti, in una società che sta cambiando così velocemente?
Ecco dei suggerimenti pratici da usare in campo.
1
SPIEGA IL PERCHÉ
È più facile impegnarsi quando sappiamo esattamente perché lo stiamo facendo. Per aumentare la motivazione dei giovani atleti spiega il razionale alla base della tua metodologia di allenamento e della programmazione della stagione. Prova a definire con loro un piccolo obiettivo giornaliero, li aiuterà a mantenere l’impegno nel tempo.
2
COMUNICA IN MODO EFFICACE
Per allenare gli atleti alla comunicazione faccia a faccia, prova a porre domande aperte, ovvero domande che non prevedono una semplice risposta Sì/No, ma che aprono all’esplorazione e al confronto, come:
– Cosa potevi fare in quella situazione per essere più efficace?
– Cosa ti è stato più utile dell’allenamento di oggi?
– Quali abilità vorresti allenare per continuare a migliorare?
3
VAI SUBITO AL PUNTO
Più si diventa esperti in un ambito, più si comprende quanto anche dietro i gesti tecnici più semplici ci sia una grande complessità. Ma se noti una ridotta capacità degli atleti di mantenere l’attenzione nel tempo, prova ad accorciare la durata delle spiegazioni e ad andare subito al punto.
4
CONCENTRATI SULLA QUALITÀ
Gli atleti di oggi hanno più familiarità con diverse modalità di allenamento, per questo la tua esperienza può essere molto preziosa nel riconoscere i segnali di overtraining e burnout. Attraverso le tue competenze professionali puoi periodizzare l’allenamento e pianificare la stagione in modo da rendere il lavoro più efficace.
5
COSTRUISCI INDIPENDENZA
Entro certi confini, affida agli atleti la possibilità di scegliere quali esercizi svolgere e offrigli l’occasione di dimostrarsi responsabili negli aspetti organizzativi. In questo modo trasmetti loro la percezione di essere i protagonisti della propria crescita sportiva e li alleni all’autonomia.
6
PROMUOVI LA RESILIENZA
Il miglior modo per arrivare pronti in gara, è essersi preparati in allenamento. Per sviluppare la capacità degli atleti di far fronte a situazioni complesse che potrebbero incontrare durante le competizioni, cogli l’occasione dell’allenamento per creare degli esercizi sfidanti e allo stesso tempo insegnare loro delle strategie efficaci di risposta allo stress.
Per concludere, ricordiamoci che gli atleti della Gen Z stanno crescendo in un contesto sociale e sportivo che noi adulti abbiamo creato per loro, e che non sempre è fatto a misura di ragazzo.
Inoltre, a parità di generazione, ogni atleta è diverso dall’altro e l’unico metodo che consente di sviluppare i punti di forza di ognuno è quello che si basa su un approccio individualizzato.
Come educatori è importante partire dalla consapevolezza che i giovani atleti vogliono migliorare e che stanno facendo del loro meglio alla luce della situazione in cui sono.
Sta a noi adulti avvicinarci a loro e metterci in ascolto con curiosità, per comprendere ciò che possiamo fare per aiutarli a migliorare, a partire dal punto in cui sono.
Perché quando i ragazzi sentono che siamo CON loro invece che CONTRO di loro, le distanze generazionali si accorciano e le differenze offrono nuove prospettive di vedere il mondo.
Francesca Corocher
BIBLIOGRAFIA
Gilbert, W., & Côté, J. (2013). A focus on coaches’ knowledge. Routledge handbook of sports coaching, 147.
Twenge, J. M. (2017). iGen: Why today’s super-connected kids are growing up less rebellious, more tolerant, less happy–and completely unprepared for adulthood–and what that means for the rest of us. Simon and Schuster.
Gould, D., Nalepa, J., & Mignano, M. (2020). Coaching generation Z athletes. Journal of Applied Sport Psychology, 32(1), 104-120.